E’ stato appena pubblicato il resoconto annuale dall’americana Common Sense Media sull’uso dei media da parte dei bambini da 0 a 8 anni, The Common Sense Census: Media Use by Kids Age Zero to Eight, 2020.
Se il tempo trascorso davanti allo schermo è rimasto costante (ma i dati raccolti fanno riferimento al periodo precedente la diffusione del coronavirus) è invece raddoppiata la quantità di contenuti video fruiti dai bambini, soprattutto su Youtube. Il raffronto è con la prima edizione del rapporto di Common Sense, del 2017. Già, ma cosa guardano i piccoli su Youtube?
1)Tanta pubblicità, almeno negli Stati Uniti. Secondo i dati raccolti da Common Sense, il 95% dei video rivolti alla prima infanzia contiene inserzioni, contro una percentuale tra il 72% e l’86% per gli altri tipi di video. Si tratta d’inserzioni che in molti casi (1 su 5) non sono affatto adatte a un pubblico di bambini.
2) Contenuti non adeguati all’età. 1 video su 4 propone videogiochi per adolescenti, scherzi o video musicali con scene violente.
3) Intrattenimento. Un quarto dei video vengono classificati come educativi, ma in realtà non lo sono. L’etichetta di educativo serve per attrarre e tranquillizzare i genitori. In realtà soltanto in 5% dei video analizzati può considerarsi tale.
4) Contenuti violenti. Episodi di bullismo o violenza sono presenti nel 30% dei video. Mentre il 6% contiene allusioni sessuali.
5) Modelli positivi e incoraggianti. Nel 24% dei video analizzati
E i genitori? Dovrebbero, nei limiti del possibile, accompagnare i piccoli e affiancarli nella visione. Ma non sono in molti a poterlo fare. E la percentuale si abbassa significativamente con l’aumento dell’età. Nella fascia dai 5 agli 8 anni lo fa una percentuale tra l’11% e il 19% dei genitori interpellati da Common Sense. E nella maggior parte dei casi sono i piccoli stessi a decidere cosa vedere, sulla base delle indicazioni che ricevono dal servizio stesso. Non certo dai genitori.