Si avvicina il periodo delle prime Comunioni, che in molte famiglie coincide con l’arrivo di uno smartphone. Nonni, zii, padrini, o magari anche gli stessi genitori, con la stessa naturalezza con cui qualche tempo fa si regalavano penne stilografiche o orologi, oggi mettono in mano a un ragazzino o ragazzina di 8/9 anni un dispositivo tecnologico altamente complesso, che apre loro le porte di un mondo fatto da adulti e rivolto prevalentemente agli adulti. Qualcuno ha proposto un paragone particolarmente calzante “Regalare uno smartphone a un bambino è come togliere la porta di casa da casa”. C’è quindi da chiedersi se siamo pronti per farlo, o meglio se i piccoli sono davvero attrezzati per un’avventura simile, a un’età estremamente precoce come gli 8 o 9 anni. Se teniamo conto del fatto che tutti i social media richiedono come età minima per l’accesso almeno 13 anni (che in Europa diventano 14 per la legislazione più restrittiva in termini di trattamento dei dati personali dei minori), forse sarebbe il caso di fermarci a riflettere e a valutare le possibili soluzioni alternative. Del tema avevamo già trattato qui, ma nel corso di questi tre anni le spinte ad anticipare l’accesso alla tecnologia sono ulteriormente aumentate, complice anche la pandemia e il ricorso massiccio alla Dad. La nostra proposta è quella di prendere il momento della prima Comunione come una tappa importante per avviare una riflessione seria sull’uso del digitale in famiglia. Invece di mettere in mano acriticamente il gadget tecnologico più agognato potrebbe essere il momento per rispondere a una domanda, ben più impegnativa: “che uso vogliamo che si faccia della tecnologia nella nostra famiglia?”. Impegnativa perché mette in discussione anche il nostro utilizzo di smartphone e affini e ci obbliga a essere propositivi. Se è vero che non si educa soltanto con i “no”, ecco una buona occasione per decidere a quali condizioni dire sì alla tecnologia in casa, che regole stabilire e perché, che uso farne insieme ai propri figli (aiutarli in una ricerca online per la scuola, giocare insieme a un videogioco, cercare una ricetta o un’attività divertente per un fratellino e molto altro), quali alternative proporre loro all’utilizzo della tecnologia, che non è da condannare in toto, beninteso, ma va bilanciato con altri tipi di attività perché sia sano. La prima Comunione potrebbe così essere l’inizio di un percorso appassionante, di una sfida per tutta la famiglia: usare in modo sano e creativo tutti i dispositivi tecnologici, dal pc al tablet, dalla playstation alla tv. Il primo passo in questa direzione è aspettare a regalare uno smartphone, che tra tutti gli strumenti è quello che meno si presta a un uso condiviso e a una regolamentazione. Fino a quando? La nostra proposta è attendere almeno fino alla seconda media, meglio ancora la terza, per preservare un passaggio molto delicato: quello dall’infanzia alla preadolescenza, nel quale – è ormai da più ricerche confermato- l’influsso dei social media può essere decisamente problematico. Non è impossibile. Basta deciderlo e motivare la propria scelta. E sarà proprio l’inizio di questo percorso insieme il regalo più bello che potremo fare per la prima Comunione.
Si avvicina il periodo delle prime Comunioni, che in molte famiglie coincide con l’arrivo di uno smartphone. Nonni, zii, padrini, o magari anche gli stessi genitori, con la stessa naturalezza con cui qualche tempo fa si regalavano penne stilografiche o orologi, oggi mettono in mano a un ragazzino o ragazzina di 8/9 anni un dispositivo tecnologico altamente complesso, che apre loro le porte di un mondo fatto da adulti e rivolto prevalentemente agli adulti. Qualcuno ha proposto un paragone particolarmente calzante “Regalare uno smartphone a un bambino è come togliere la porta di casa da casa”. C’è quindi da chiedersi se siamo pronti per farlo, o meglio se i piccoli sono davvero attrezzati per un’avventura simile, a un’età estremamente precoce come gli 8 o 9 anni. Se teniamo conto del fatto che tutti i social media richiedono come età minima per l’accesso almeno 13 anni (che in Europa diventano 14 per la legislazione più restrittiva in termini di trattamento dei dati personali dei minori), forse sarebbe il caso di fermarci a riflettere e a valutare le possibili soluzioni alternative. Del tema avevamo già trattato qui, ma nel corso di questi tre anni le spinte ad anticipare l’accesso alla tecnologia sono ulteriormente aumentate, complice anche la pandemia e il ricorso massiccio alla Dad. La nostra proposta è quella di prendere il momento della prima Comunione come una tappa importante per avviare una riflessione seria sull’uso del digitale in famiglia. Invece di mettere in mano acriticamente il gadget tecnologico più agognato potrebbe essere il momento per rispondere a una domanda, ben più impegnativa: “che uso vogliamo che si faccia della tecnologia nella nostra famiglia?”. Impegnativa perché mette in discussione anche il nostro utilizzo di smartphone e affini e ci obbliga a essere propositivi. Se è vero che non si educa soltanto con i “no”, ecco una buona occasione per decidere a quali condizioni dire sì alla tecnologia in casa, che regole stabilire e perché, che uso farne insieme ai propri figli (aiutarli in una ricerca online per la scuola, giocare insieme a un videogioco, cercare una ricetta o un’attività divertente per un fratellino e molto altro), quali alternative proporre loro all’utilizzo della tecnologia, che non è da condannare in toto, beninteso, ma va bilanciato con altri tipi di attività perché sia sano. La prima Comunione potrebbe così essere l’inizio di un percorso appassionante, di una sfida per tutta la famiglia: usare in modo sano e creativo tutti i dispositivi tecnologici, dal pc al tablet, dalla playstation alla tv. Il primo passo in questa direzione è aspettare a regalare uno smartphone, che tra tutti gli strumenti è quello che meno si presta a un uso condiviso e a una regolamentazione. Fino a quando? La nostra proposta è attendere almeno fino alla seconda media, meglio ancora la terza, per preservare un passaggio molto delicato: quello dall’infanzia alla preadolescenza, nel quale – è ormai da più ricerche confermato- l’influsso dei social media può essere decisamente problematico. Non è impossibile. Basta deciderlo e motivare la propria scelta. E sarà proprio l’inizio di questo percorso insieme il regalo più bello che potremo fare per la prima Comunione.