Si fa presto a dire ‘leggere’. Che rapporto c’è tra scorrere rapidamente i post di Instagram su uno smartphone, studiare i verbi latini su un pc, o seguire, pagina dopo pagina, le vicende narrate in un romanzo avvincente. In tutti questi casi leggiamo, certo, ma si tratta di attività diverse tra loro. Difficilmente comparabili, persino. Forse allora, dopo il dilagare del digitale, la diffusione degli ebook, già in netta flessione rispetto ai libri cartacei, e l’ascesa apparentemente inarrestabile degli audio-libri, è arrivato il momento di rimettere in discussione cosa davvero significhi leggere un testo e quale sia l’influenza del mezzo con cui lo si fa. Ne è convinta Naomi Susan Baron, autrice di Come Leggere. Carta, schermo o audio? appena uscito da Cortina (pagine 304,euro 25). La Baron è professoressa emerita di Linguistica all’American University di Washington D.C. e da anni si occupa di scrittura, lettura e dell’impatto che l’uso di uno schermo ha su questi processi, con diverse pubblicazioni all’attivo. Nel suo nuovo lavoro la studiosa analizza le diverse forme di lettura, e lo fa senza alcun pregiudizio, non partendo cioè dall’assunto che leggere su carta sia sempre la soluzione migliore. «È vero che la carta stampata di per sé può favorire un tipo di lettura più contemplativa e riflessiva – spiega ad ‘Avvenire’ Naomi Susan Baron – ma da sola non basta a garantire un’esperienza ottimale. La cosa più importante è chiarire bene qual è il proprio obiettivo nel cominciare a leggere: imparare qualcosa di nuovo, o soltanto distrarsi e rilassarsi? A quel punto occorre chiedersi con quale mezzo per noi sia più facile raggiungere quello scopo».
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