Neuroscienze. Blakemore: «Ambiente e internet incidono sul cervello degli adolescenti»

11 Ago 2024 - Tag: , , , ,

Neuroscienze. Blakemore: «Ambiente e internet incidono sul cervello degli adolescenti»

«Un periodo unico di sviluppo biologico, psicologico e sociale»: definisce così l’adolescenza la neuroscienziata britannica Sarah-Jayne Blakemore, docente a Cambridge, che mette in evidenza le straordinarie potenzialità di questa fase della vita, nel corso della quale è in atto uno sviluppo cerebrale vorticoso, con ancora molti aspetti da approfondire. Blakemore, che è autrice di Inventare se stessi. Cosa succede nel cervello degli adolescenti (Bollati Boringhieri), di recente è stata ospite dell’Università della Svizzera Italiana a Lugano per ritirare il Social Research Prize dell’associazione Ciao Table e tenere una lectio magistralis sul cervello sociale degli adolescenti. «Nel periodo in cui frequentavo l’università, la metà degli anni ’90, s’insegnava che il cervello umano smette di svilupparsi nel corso dell’infanzia – spiega -. Ma negli ultimi due decenni, grazie a nuovi e numerosi studi, si è visto che in realtà non è così: lo sviluppo continua fino ai 20-25 anni. Sono molte le funzionalità che si evolvono, da quelle cognitive a quelle che riguardano il comportamento sociale. È la fase in cui il nostro senso d’identità si trasforma più profondamente.

(…)

Si dibatte molto dell’impatto negativo dei social media sulla salute mentale degli adolescenti. È di queste settimane l’uscita negli Stati Uniti del libro dello psicologo sociale Joanthan Haidt The anxious generation, di prossima pubblicazione in Italia, che punta il dito contro i servizi digitali, principali responsabili a suo avviso di questo peggioramento dello stato di salute mentale. Lei cosa ne pensa?

«L’ambiente ha un influsso sulla mente adolescente e può modificarne l’evoluzione, dunque anche l’uso dei social media; sarebbe strano il contrario. È però difficile provare con certezza che i social siano la causa diretta del disagio mentale in adolescenza. Abbiamo assistito a un aumento parallelo dell’uso di internet e dei sintomi depressivi, ma i dati possono essere letti anche in senso inverso: ovvero le persone depresse tendono a fare un maggior utilizzo dei social. Dipende anche da come si usano i social, se ad esempio lo si fa di notte, compromettendo il sonno, cosa che ha certamente un impatto sulla salute mentale, o se se ne fa un uso esclusivamente passivo. In Gran Bretagna una vasta ricerca ha monitorato per 9 anni la situazione di 17.400 partecipanti tra i 10 e i 21 anni. Abbiamo studiato come l’aumento dell’uso dei social in un anno fosse legato alla soddisfazione della propria vita nell’anno successivo, riscontrando che ci sono due momenti in cui la relazione fra social e salute mentale si fa critica: il primo è per le ragazze tra gli 11 e i 13 anni e per i ragazzi tra i 14 e i 15, il secondo è, per entrambi i sessi, a 19 anni. Si tratta di due periodi di grandi cambiamenti: il primo coincide con la pubertà e il secondo, in Gran Bretagna, è il momento in cui i ragazzi e le ragazze in genere lasciano la famiglia e vanno a vivere da soli: aumenta la vulnerabilità e l’impatto dei social è più evidente».

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Neuroscienze. Blakemore: «Ambiente e internet incidono sul cervello degli adolescenti»

«Un periodo unico di sviluppo biologico, psicologico e sociale»: definisce così l’adolescenza la neuroscienziata britannica Sarah-Jayne Blakemore, docente a Cambridge, che mette in evidenza le straordinarie potenzialità di questa fase della vita, nel corso della quale è in atto uno sviluppo cerebrale vorticoso, con ancora molti aspetti da approfondire. Blakemore, che è autrice di Inventare se stessi. Cosa succede nel cervello degli adolescenti (Bollati Boringhieri), di recente è stata ospite dell’Università della Svizzera Italiana a Lugano per ritirare il Social Research Prize dell’associazione Ciao Table e tenere una lectio magistralis sul cervello sociale degli adolescenti. «Nel periodo in cui frequentavo l’università, la metà degli anni ’90, s’insegnava che il cervello umano smette di svilupparsi nel corso dell’infanzia – spiega -. Ma negli ultimi due decenni, grazie a nuovi e numerosi studi, si è visto che in realtà non è così: lo sviluppo continua fino ai 20-25 anni. Sono molte le funzionalità che si evolvono, da quelle cognitive a quelle che riguardano il comportamento sociale. È la fase in cui il nostro senso d’identità si trasforma più profondamente.

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Si dibatte molto dell’impatto negativo dei social media sulla salute mentale degli adolescenti. È di queste settimane l’uscita negli Stati Uniti del libro dello psicologo sociale Joanthan Haidt The anxious generation, di prossima pubblicazione in Italia, che punta il dito contro i servizi digitali, principali responsabili a suo avviso di questo peggioramento dello stato di salute mentale. Lei cosa ne pensa?

«L’ambiente ha un influsso sulla mente adolescente e può modificarne l’evoluzione, dunque anche l’uso dei social media; sarebbe strano il contrario. È però difficile provare con certezza che i social siano la causa diretta del disagio mentale in adolescenza. Abbiamo assistito a un aumento parallelo dell’uso di internet e dei sintomi depressivi, ma i dati possono essere letti anche in senso inverso: ovvero le persone depresse tendono a fare un maggior utilizzo dei social. Dipende anche da come si usano i social, se ad esempio lo si fa di notte, compromettendo il sonno, cosa che ha certamente un impatto sulla salute mentale, o se se ne fa un uso esclusivamente passivo. In Gran Bretagna una vasta ricerca ha monitorato per 9 anni la situazione di 17.400 partecipanti tra i 10 e i 21 anni. Abbiamo studiato come l’aumento dell’uso dei social in un anno fosse legato alla soddisfazione della propria vita nell’anno successivo, riscontrando che ci sono due momenti in cui la relazione fra social e salute mentale si fa critica: il primo è per le ragazze tra gli 11 e i 13 anni e per i ragazzi tra i 14 e i 15, il secondo è, per entrambi i sessi, a 19 anni. Si tratta di due periodi di grandi cambiamenti: il primo coincide con la pubertà e il secondo, in Gran Bretagna, è il momento in cui i ragazzi e le ragazze in genere lasciano la famiglia e vanno a vivere da soli: aumenta la vulnerabilità e l’impatto dei social è più evidente».

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