In un episodio della serie cult “Black Mirror” il protagonista si trova a sperimentare un videogioco che – grazie a un chip innestato nel cervello – va a pescare direttamente nel suo inconscio paure ancestrali, recluse nelle profondità della mente, per renderle visibili come immagini tridimensionali in un crescendo di puro terrore.
Così il racconto di un futuro distopico vicinissimo a noi mette in scena l’ultima frontiera del rapporto uomo-computer. La nostra relazione con gli schermi e con le tecnologie in generale è sempre meno oggetto di una riflessione razionale e fa sempre di più appello diretto alla nostra emotività e ai nostri istinti. L’obiettivo è determinare in modo preciso i nostri comportamenti: il fatto che cliccheremo o meno su un certo link, apriremo un’immagine o un video, leggeremo o no un certo post. Per farlo occorre individuare i nostri desideri ancora prima che arrivino a un livello di coscienza, quando sono un impasto di pura istintualità, e come tali ingovernabili, perentori. Del resto, è sempre stato questo lo scopo di ogni campagna pubblicitaria ben riuscita, ma oggi ci sono strumenti in grado di determinare in modo “scientifico” che cosa ci piace e di utilizzarlo ai fini pubblicitari.
In un episodio della serie cult “Black Mirror” il protagonista si trova a sperimentare un videogioco che – grazie a un chip innestato nel cervello – va a pescare direttamente nel suo inconscio paure ancestrali, recluse nelle profondità della mente, per renderle visibili come immagini tridimensionali in un crescendo di puro terrore.
Così il racconto di un futuro distopico vicinissimo a noi mette in scena l’ultima frontiera del rapporto uomo-computer. La nostra relazione con gli schermi e con le tecnologie in generale è sempre meno oggetto di una riflessione razionale e fa sempre di più appello diretto alla nostra emotività e ai nostri istinti. L’obiettivo è determinare in modo preciso i nostri comportamenti: il fatto che cliccheremo o meno su un certo link, apriremo un’immagine o un video, leggeremo o no un certo post. Per farlo occorre individuare i nostri desideri ancora prima che arrivino a un livello di coscienza, quando sono un impasto di pura istintualità, e come tali ingovernabili, perentori. Del resto, è sempre stato questo lo scopo di ogni campagna pubblicitaria ben riuscita, ma oggi ci sono strumenti in grado di determinare in modo “scientifico” che cosa ci piace e di utilizzarlo ai fini pubblicitari.