Certe volte mi sembra di esagerare con la questione dell’età per lo smartphone. Se dici che bisogna aspettare 13 anni per averlo e per accedere ai social media (come peraltro indicato dagli stessi servizi, che in Europa, per dirla tutta, richiederebbero un’età minima di 14 anni, necessaria per dare il proprio consenso al trattamento dei dati) in molti ti guardano increduli. I genitori sono preoccupati per l’uso scorretto che gli adolescenti fanno del cellulare, ma quando si tratta di porre almeno un limite all’età di accesso non sono in grado di passare all’azione. “Eh ma come si fa, poi i ragazzi crescono senza una vita sociale”, “Lo smartphone in prima media ce l’hanno tutti, poi son tagliati fuori, non è proprio possibile”, “Crescono esclusi dal gruppo e questo ha delle ripercussioni”: sono solo alcuni dei commenti più frequenti.
Poi leggo un pezzo come questo di Nancy Jo Sales sul Guardian e ho una conferma che la battaglia sull’età è importante. La giornalista americana (autrice fra l’altro dell’ottimo American Girls, libro inchiesta sull’uso dei social media da parte delle ragazze americane) si chiede a che cosa rinuncia realmente un undicenne cui sia negato lo smartphone:
– all’ accesso alle chat di gruppo, luoghi di discussioni interminabili che si potrebbero eliminare con una semplice telefonata
– alla possibilità di mandare e ricevere foto in abiti succinti o inesistenti, pratica in aumento fra gli adolescenti
– alla navigazione solitaria e incontrollata che inevitabilmente lo/la farà entrare in contatto con contenuti inadatt, compresa la pornografia
– alla costante pressione che la presenza su Instagram comporta: di presentarsi sempre al meglio come si ci si trovasse perennemente a un concorso di bellezza, con una giuria implacabile
Ecco in sintesi alcune delle cose che si evitano ai figli se gli si nega lo smartphone a 11 anni. Ma, conclude Nancy Jo Sales, “Continuate pure a farlo. Regalate pure a 11 anni il cellulare . Che problemi ci potranno mai essere?”