«The brutalist» è un film bellissimo, ma perché non è stato vietato ai minori?

2 Mar 2025 - Tag: , , , ,

«The brutalist» è un film bellissimo, ma perché non è stato vietato ai minori?

The Brutalist è senza dubbio un bel film. La storia dell’immaginario architetto ungherese, scampato al campo di concentramento, che emigra in Usa e lì faticosamente cerca di dare spazio al suo straordinario slancio creativo, è raccontata con mezzi tecnici impeccabili e offre alcune sequenze di rara poesia e suggestione. Ma non è un film per bambini. Non lo è per il generale clima cupo e oppressivo che aleggia sulla vicenda e i personaggi e non lo è perché contiene scene di sesso piuttosto esplicite, violente – compreso uno stupro – e altre, ripetute, in cui si mostra l’uso di sostanze stupefacenti iniettate in vena, con anche una delle protagoniste che finisce in overdose. Eppure in Italia – solo in Italia – The Brutalist è in sala senza alcun limite di età: è semplicemente sconsigliato ai minori di 6 anni (sì 6, non 16). Un rapido confronto con altri Paesi, alcuni non certo inclini a eccessive restrizioni, ci dà la misura della sproporzione. Nel Regno Unito, in gran parte del Canada e in Brasile la pellicola è vietata ai minori di 18 anni, mentre in Finlandia, Olanda, Nuova Zelanda e Spagna il limite è fissato a 16 anni e negli Stati Uniti a 17. In Svezia e Danimarca ci si ferma a 11 e in svariati altri Stati l’età minima per la visione è 14 anni, o 13, come in Francia, dove il film è sconsigliato sotto quell’età.

È certamente improbabile che The Brutalist venga proposto a bambini o preadolescenti, per la complessità del tema e anche la durata-fiume di 3 ore e mezza, ma non è impossibile. Il consiglio di un limite di età è dunque utile, anche soltanto per mettere sull’avviso i genitori, e in generale per comunicare a tutti i potenziali spettatori un profilo di speciale problematicità dei contenuti e richiamare un’attenzione supplementare. In altri termini, un messaggio per tutti che rispecchia una condivisione di valori e il rilievo conferito da una comunità alla tutela dei minori. Non un messaggio da poco.

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The Brutalist è senza dubbio un bel film. La storia dell’immaginario architetto ungherese, scampato al campo di concentramento, che emigra in Usa e lì faticosamente cerca di dare spazio al suo straordinario slancio creativo, è raccontata con mezzi tecnici impeccabili e offre alcune sequenze di rara poesia e suggestione. Ma non è un film per bambini. Non lo è per il generale clima cupo e oppressivo che aleggia sulla vicenda e i personaggi e non lo è perché contiene scene di sesso piuttosto esplicite, violente – compreso uno stupro – e altre, ripetute, in cui si mostra l’uso di sostanze stupefacenti iniettate in vena, con anche una delle protagoniste che finisce in overdose. Eppure in Italia – solo in Italia – The Brutalist è in sala senza alcun limite di età: è semplicemente sconsigliato ai minori di 6 anni (sì 6, non 16). Un rapido confronto con altri Paesi, alcuni non certo inclini a eccessive restrizioni, ci dà la misura della sproporzione. Nel Regno Unito, in gran parte del Canada e in Brasile la pellicola è vietata ai minori di 18 anni, mentre in Finlandia, Olanda, Nuova Zelanda e Spagna il limite è fissato a 16 anni e negli Stati Uniti a 17. In Svezia e Danimarca ci si ferma a 11 e in svariati altri Stati l’età minima per la visione è 14 anni, o 13, come in Francia, dove il film è sconsigliato sotto quell’età.

È certamente improbabile che The Brutalist venga proposto a bambini o preadolescenti, per la complessità del tema e anche la durata-fiume di 3 ore e mezza, ma non è impossibile. Il consiglio di un limite di età è dunque utile, anche soltanto per mettere sull’avviso i genitori, e in generale per comunicare a tutti i potenziali spettatori un profilo di speciale problematicità dei contenuti e richiamare un’attenzione supplementare. In altri termini, un messaggio per tutti che rispecchia una condivisione di valori e il rilievo conferito da una comunità alla tutela dei minori. Non un messaggio da poco.

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